Domande sugli ultimi capitoli dei Promessi Sposi

Rispondi oralmente alle seguenti domande in vista delle prime verifiche

1)Da dove entrò la peste in Italia?
2)Cosa intende Manzoni con questa frase “Così, ne’ pubblici infortuni, e nelle lunghe perturbazioni di quel qual si sia ordine consueto, si vede sempre un aumento, una sublimazione di virtù; ma, pur troppo, non manca mai insieme un aumento, e d’ordinario ben più generale, di perversità.” Conosci qualche altro esempio?
3) Chi erano i monatti? A quali eccessi li spingeva il progredire del contagio?
4) Come mai Manzoni sostiene che “del pari con la perversità, crebbe la pazzia: tutti gli errori già dominanti più o meno, presero dallo sbalordimento, e dall’agitazione delle menti, una forza straordinaria, produssero effetti più rapidi e più vasti”.
5) La seguente frase di Manzoni indica il più grave danno che la peste inflisse alla società. Spiega perchè.
“Non del vicino soltanto si prendeva ombra, dell’amico, dell’ospite; ma que’ nomi, que’ vincoli dell’umana carità, marito e moglie, padre e figlio, fratello e fratello, eran di terrore: e, cosa orribile e indegna a dirsi! la mensa domestica, il letto nuziale, si temevano, come agguati, come nascondigli di venefizio“.
6) Chi erano gli untori’ Perchè gli appestati talvolta si autoaccusavano di unzione? Ricorda almeno un caso tra quelli citati da Manzoni.
7) Leggi attentamente questo importante passaggio e spiega come mai queste opinioni sulle comete venivano date per certe. Traduci anche la frase latina:
Vedevano, la più parte di loro, l’annunzio e la ragione insieme de’ guai in una cometa apparsa l’anno 1628, e in una congiunzione di Saturno con Giove, “inclinando, – scrive il Tadino, – la congiontione sodetta sopra questo anno 1630, tanto chiara, che ciascun la poteua intendere. Mortales parat morbos, miranda videntur“. Questa predizione, cavata, dicevano, da un libro intitolato Specchio degli almanacchi perfetti, stampato in Torino, nel 1623, correva per le bocche di tutti. Un’altra cometa, apparsa nel giugno dell’anno stesso della peste, si prese per un nuovo avviso; anzi per una prova manifesta dell’unzioni. Pescavan ne’ libri, e pur troppo ne trovavano in quantità, esempi di peste, come dicevano, manufatta: citavano Livio, Tacito, Dione, che dico? Omero e Ovidio, i molti altri antichi che hanno raccontati o accennati fatti somiglianti: di moderni ne avevano ancor più in abbondanza. Citavano cent’altri autori che hanno trattato dottrinalmente, o parlato incidentemente di veleni, di malìe, d’unti, di polveri:….
8) Come mai le autorità tardarono tanto a prendere provvedimenti contro la peste?
9) In che modo Manzoni utilizza l’argomento della peste per mostrare chiaramente la sua ammirazione nei confronti della Chiesa?
10) Chi introdusse, secondo la tradizione, la peste a Milano? Il contagio si diffuse subito a tutta la città?
11) Cosa significa “pigionale”?
12) I medici avevano capito subito che si trattava di peste?
13) Quali fatti straordinari scatenarono in Milano la credenza che esistessero gli untori?
14) Cita un caso di vittima del sospetto di unzione oltre a quello del barbiere Mora.
15) Secondo Manzoni, il cardinale Federigo era un uomo capace di razionalità al di là delle sue convinzioni religiose? Perchè?
16) Rifletti su questa frase di Pietro Verri e proponi un commento. A proposito, chi era Pietro Verri?
“come osservò acutamente, a questo stesso proposito, un uomo d’ingegno (P. Verri, Osservazioni sulla tortura: Scrittori italiani d’economia politica: parte moderna, tom. 17, pag. 203.), le piace più d’attribuire i mali a una perversità umana, contro cui possa far le sue vendette, che di riconoscerli da una causa, con la quale non ci sia altro da fare che rassegnarsi.”
17) Nell’episodio della malattia di don Rodrigo, Manzoni utilizza la figura retorica del climax. Sai spiegare perchè?
18) Ti ricordi cosa avevamo detto della teoria dei sogni secondo Freud? (se no, puoi cercare in Internet). Come mai questo sogno sembra smentire questa teoria?
19) Un personaggio come don Rodrigo può fare affidamento sull’amicizia?
19b) Cosa era il lazzaretto?
20) Leggi questo passaggio e spiega perchè l’ultima frase è sarcastica. Se non sai cosa vuole dire, prova a cercare.
– Ah traditore infame!… Via, canaglia! Biondino! Carlotto! aiuto! son assassinato! – grida don Rodrigo; caccia una mano sotto il capezzale, per cercare una pistola; l’afferra, la tira fuori; ma al primo suo grido, i monatti avevan preso la rincorsa verso il letto; il più pronto gli è addosso, prima che lui possa far nulla; gli strappa la pistola di mano, la getta lontano, lo butta a giacere, e lo tien lì, gridando, con un versaccio di rabbia insieme e di scherno: – ah birbone! contro i monatti! contro i ministri del tribunale! contro quelli che fanno l’opere di misericordia!
21) Ma il Griso si vergona almeno un po’? Che fine farà?
22) Cita almeno due fatti che fanno capire come Renzo a Milano incontri ostilità. Spiega il seguente passaggio, provando a svolgere qualche considerazione generale:

– Oh oh! – gridò il giovine anche lui; rimise il cappello in testa, e, avendo tutt’altra voglia, come diceva poi, quando raccontava la cosa, che di metter su lite in quel momento, voltò le spalle a quello stravagante, e continuò la sua strada, o, per meglio dire, quella in cui si trovava avviato.

L’altro tirò avanti anche lui per la sua, tutto fremente, e voltandosi, ogni momento, indietro. E arrivato a casa, raccontò che gli s’era accostato un untore, con un’aria umile, mansueta, con un viso d’infame impostore, con lo scatolino dell’unto, o l’involtino della polvere (non era ben certo qual de’ due) in mano, nel cocuzzolo del cappello, per fargli il tiro, se lui non l’avesse saputo tener lontano. – Se mi s’accostava un passo di più, – soggiunse, – l’infilavo addirittura, prima che avesse tempo d’accomodarmi me, il birbone. La disgrazia fu ch’eravamo in un luogo così solitario, ché se era in mezzo Milano, chiamavo gente, e mi facevo aiutare a acchiapparlo. Sicuro che gli si trovava quella scellerata porcheria nel cappello. Ma lì da solo a solo, mi son dovuto contentare di fargli paura, senza risicare di cercarmi un malanno; perché un po’ di polvere è subito buttata; e coloro hanno una destrezza particolare; e poi hanno il diavolo dalla loro. Ora sarà in giro per Milano: chi sa che strage fa! – E fin che visse, che fu per molt‘anni, ogni volta che si parlasse d’untori, ripeteva la sua storia, e soggiungeva: – quelli che sostengono ancora che non era vero, non lo vengano a dire a me; perché le cose bisogna averle viste.

23) Cita almeno due passaggi relativi a Milano afflitta dalla peste che ritieni significativi, a parte quello della madre di Cecilia.
24) Chi era la madre di Cecilia?
25) Come mai Renzo viene scambiato per un untore e come si salva?
26) Sintetizza il contenuto del dialogo di Renzo e Lucia quando si incontrano al lazzaretto. come si risolve il problema del voto?
27) Perchè Renzo e Lucia non si trovano bene nel primo paese in cui si stabiliscono?
28) Commenta questa frase alla luce di quella che nel video “Pop economy” veniva chiamata la “legge del Pizzaballa”. Secondo te, Manzoni avrebbe approvato uno sciopero degli operai? Prova anche a riflettere sul problema dell’esenzione fiscale mettendolo in relazione con la differenza tra liberale e liberista di cui abbiamo parlato. Quando l’esenzione fiscale è un bene e quando è un’ingiustizia? All’epoca di Renzo e Lucia, si poteva parlare di Welfare State?
Gli affari andavan d’incanto: sul principio ci fu un po’ d’incaglio per la scarsezza de’ lavoranti e per lo sviamento e le pretensioni de’ pochi ch’eran rimasti. Furon pubblicati editti che limitavano le paghe degli operai; malgrado quest’aiuto, le cose si rincamminarono, perché alla fine bisogna che si rincamminino. Arrivò da Venezia un altro editto, un po’ più ragionevole: esenzione, per dieci anni, da ogni carico reale e personale ai forestieri che venissero a abitare in quello stato. Per i nostri fu una nuova cuccagna.
29) Rifletti sul finale della storia. La morale che impara Renzo è una morale democratica? E quella di Lucia? Queste morali non riflettono in qualche modo i diversi ruoli di uomini e donne nella società di allora?
30) Spiega e commenta la morale che i due trovano alla fine della storia. L’espressione “povera gente” può essere considerata paternalistica?

– Ho imparato, – diceva, – a non mettermi ne’ tumulti: ho imparato a non predicare in piazza: ho imparato a guardare con chi parlo: ho imparato a non alzar troppo il gomito: ho imparato a non tenere in mano il martello delle porte, quando c’è lì d’intorno gente che ha la testa calda: ho imparato a non attaccarmi un campanello al piede, prima d’aver pensato quel che possa nascere -. E cent’altre cose.

Lucia però, non che trovasse la dottrina falsa in sé, ma non n’era soddisfatta; le pareva, così in confuso, che ci mancasse qualcosa. A forza di sentir ripetere la stessa canzone, e di pensarci sopra ogni volta, – e io, – disse un giorno al suo moralista, – cosa volete che abbia imparato? Io non sono andata a cercare i guai: son loro che sono venuti a cercar me. Quando non voleste dire, – aggiunse, soavemente sorridendo, – che il mio sproposito sia stato quello di volervi bene, e di promettermi a voi.

Renzo, alla prima, rimase impicciato. Dopo un lungo dibattere e cercare insieme, conclusero che i guai vengono bensì spesso, perché ci si è dato cagione; ma che la condotta più cauta e più innocente non basta a tenerli lontani; e che quando vengono, o per colpa o senza colpa, la fiducia in Dio li raddolcisce, e li rende utili per una vita migliore. Questa conclusione, benché trovata da povera gente, c’è parsa così giusta, che abbiam pensato di metterla qui, come il sugo di tutta la storia.

La quale, se non v’è dispiaciuta affatto, vogliatene bene a chi l’ha scritta, e anche un